Domenico Giuseppe Crispo (Agronomo)
Febbraio ormai volge al termine e marzo ci conduce verso la primavera quando la natura inizia a riempirsi di colori e gli amanti di quel fantastico “pensatoio mobile a cielo aperto” che è la bici, sono spinti a godere di spazi e bellezze altrimenti poco o diversamente apprezzabili. Nasce così l’idea della Randonnée Arcobaleno, evento ciclistico del corposo Rando Tour Campania organizzato dall’ASD Facc’e Bike e giunto alla sua terza edizione, che si propone, oltre ai suoi obiettivi sportivi, quello di valorizzare i territori che attraversa, stringendo sinergie con gli attori territoriali, come Comuni, Pro Loco, Parchi, Agenzie per lo Sviluppo Locale. E quali luoghi, se non il Sannio, possono offrire quella bellezza e quella tranquillità che sono l’ingrediente ideale per la pratica ciclistica? Quale occasione, se non un evento ciclistico, può rappresentare vetrina migliore per le aree interne e per sviluppare sinergie tra attori sul territorio?
Che il Sannio abbia da sempre avuto un ruolo storico fondamentale nelle sorti di questo pezzo d’Italia bello, ma poco apprezzato, e maledetto per lo stesso motivo, è noto da sempre. Crocevia strategico per i Romani, sulla via verso Oriente determinate per l’espansione di questo popolo verso il Mare Adriatico.
La statale Appia, una delle “vertebre” della colonna “stradale” del popolo figlio di Enea, ha costituito una direttrice fondamentale che è riuscita a costruire una trama territoriale fitta come gangli nervosi, di cui il Titerno e l’alto Tammaro sono, oggi più di ieri, una sinapsi fondamentale fra il sistema urbano del capoluogo di provincia (Benevento, una delle capitali culturali del meridione) e la struttura del paesaggio rurale preappenninico ed appenninico. Ed è proprio a partire dalla città di Benevento, centro nevralgico della diatriba con i Sanniti, che parte la conquista di questa parte di territorio avvenuta nel 275 a.C. ad opera di Manio Curio Dentato che sconfisse Pirro, ma che aveva trovato già in Telesia (adesso Telese) città alleata di Roma come urbs foederata, un centro di interesse economico e “turistico” di vitale importanza.
È in questo angolo di territorio della Campania Felix, fra il Matese e la valle Telesina, che si consolidano alcune tradizioni tipiche dei popoli Sanniti e Romani, che ben avevano ben compreso delle potenzialità di questa spaccatura carsica dolcemente plasmata dal fiume Titerno (il cui nome deriva dalla frase Titus in Aeternum pronunciata da Quinto Fabio Massimo che seppellì le spoglie mortali di suo figlio Tito, caduto in battaglia contro i cartaginesi di Annibale, sulle sponde del fiume) e dal Fiume Tammaro modellando una vallata meravigliosa, fertile, ricca di acqua e con un microclima ideale per l’agricoltura e la pastorizia.
L’economia della pecora, le vie ed i commerci della transumanza lungo le pendici del Matese, l’industria agricola e zootecnica e l’artigianato tipico e tradizionale della ceramica di cui San Lorenzello e Faicchio sono cuore pulsante; la contaminazione dei luoghi e delle genti con gli itinerari e i commerci, la contaminazione delle corporazioni di arti e mestieri con la proprietà ecclesiale e nobiliare, il contado-feudo laborioso e la città dei conti, marchesi, vescovi, ordini proprietari; un continuo travaso di mode, innovazioni, culture, facilitato da una collocazione logistica felice a cavallo di due Stati (Regno di Napoli e Stato Pontificio) e oggi di tre Regioni (Campania, Molise e Puglia). Tutto questo è una matrice identitaria che tiene insieme, oggi come nel passato, un territorio che è all’interno, ma vicino all’area metropolitana, che in gran parte è collina morbida e montagna vera, ma è sul crocevia di collegamento autostradale più importante del Sud Italia, interessato, oggi dal cantiere dell’alta capacità ferroviaria Napoli – Bari (che deve necessariamente acquisire connotati di intermodalità) , vigneto d’Italia e oasi di benessere, moderno, all’avanguardia ma sano, operoso, ben conservato, orgoglioso delle sue tradizioni, aperto al cambiamento, all’innovazione, al confronto e alla competizione, chiuso nella conservazione dei suoi tratti identitari sanniti e contaminazioni romane, popoli montanari e conquistatori laboriosi. Un Sud troppo spesso maltrattato e bistrattato, che proprio grazie alle piccole, preziose gemme delle aree interne, deve tornare ad essere protagonista del rilancio culturale, sociale ed economico d’Italia. Rivalersi del proprio passato, ed investire in un futuro grazie alle numerose opportunità offerte dalle linee strategiche di sviluppo Europee e Nazionali, queste ultime seriamente minacciate da strali di “Nord-centrismo” mai veramente spezzati.
Del resto, sembra che la storia si ripeta. Una infrastruttura di elevata capacità come la ferrovia Napoli- Bari sembra voler ricostituire una nuova spina dorsale (come lo è stata l’Appia prima di Cristo) per dare nuovo slancio alle pur numerose e virtuose iniziative introdotte dai protagonisti del territorio. Come non citare le strategie LEADER di cui la Comunità Europea aveva ben tracciato, ponderandone l’enorme potenzialità. Ecco che nasce il GAL Titerno la cui naturale vocazione è quella di costruire sinergie fra gli attori di questo splendido palcoscenico del Sannio telesino. Diviene così centro di attrazione e volano di spinta per iniziative di promozione e sviluppo capace di catturare interesse per scoprire e riscoprire il territorio. Iniziative pregevoli fra cui spiccano il Distretto del Cibo, la Strada dei Vini e dei Prodotti tipici delle Terre Sannite, e il mercato locale di Tipico. Si intersecano eccellenze enogastronomiche ed eccellenze culturali e paesaggistiche. Il vino e l’olio diventano “condimento” a luoghi intrisi di storia e di storie; piccoli borghi accomodati nella verde Cornice del Matese verso Nord e del Taburno a Sud tra cui nascono piccole Oasi naturali che si intersecano ai borghi medievali: Guardia Sanframondi, San Lorenzello, Pontelandolfo; lo splendido Parco geopaleontologico di Pietraroja, ed i giacimenti dell’Antica Telesia di San Salvatore Telesino. E poi Cerreto Sannita, Castelvenere e Ponte.
Un territorio che desidera solo essere scoperto e riscoperto; ma perché una “moda”, quella del “mordi e fuggi”, si trasformi in un “modo” nuovo alternativo e sostenibile di fare turismo, occorre un’inversione di sguardi, di prospettive. Lasciare la frenesia della velocità e scoprire la morbidezza della lentezza. Utilizzare alternative emotive per farle divenire alternative di strumenti e modi diversi di vivere il territorio e godere del paesaggio. Ecco che la bici diventa il pivot intorno al quale ruotare per cambiare visione. Un nucleo in cui concentrare i fluidi positivi della sostenibilità. Una mobilità dolce e nobile, quasi atavica del gioco della creatività dell’uomo che conobbe la potenzialità di questo mezzo bello e terribile, riscoprendolo nell’invenzione della ruota, come Michelangelo faceva con i suoi Prigioni nel freddo marmo.
Ecco la sinergia: l’audacia di chi in sella ad una bici vuole riempirsi occhi e cuore di bellezza in modo “diverso” e chi cerca protagonisti per impreziosire il palcoscenico. Rifuggire la moda per farla diventare un modo. L’incontro tra i Facc’e Bike, la Rando arcobaleno e lo sviluppo sinergico del GAL Titerno, sembrano essere proprio il grimaldello per scardinare vecchie consuetudini e ristabilire nuovi equilibri fra uomo, natura, identità culturale, storia, economia per un nuovo umanesimo di sostenibilità.