Tra il Monte Acero e il monte Monaco di Gioia si trovano i resti di una fortificazione sannita, probabilmente del IV secolo a. C., realizzata in mura poligonali o megalitiche. La cinta muraria, lunga circa 3 km., è interrotta da due accessi, due porte, di cui una è rivolta verso Telese, che consentivano l’ingresso all’interno dell’arce. Sicuramente queste fortificazioni appartenevano a un più ampio e complesso sistema di difesa che i Sanniti estesero a tutto il territorio appenninico. Probabilmente le mura dei Sanniti racchiudevano veri e propri centri abitati di complessa organizzazione. I Sanniti costruivano le difese dei loro insediamenti di altura mediante terrazzamenti o gradoni posti lungo le pendici di un colle in posizione strategica rispetto ai percorsi ed ai valichi montani. Il criterio costruttivo delle fortificazioni dei Sanniti, delle mura poligonali o ciclopiche, era basato su conci variamente sagomati e assemblati a secco. La tecnica, considerata a lungo primitiva, ha rivelato una grande resistenza alle azioni belliche e soprattutto ai fenomeni sismici, come spiega Flavio Russo in “Faicchio – Fortificazioni Sannite e Romane”: “…essendo la massa inerziale dei conci la sola forza coesiva delle opere poligonali, e non esistendo corsi orizzontali sui quali scorrere, l’insieme della struttura sottoposta a scuotimenti reagiva consentendo piccole escursioni temporanee a ciascun elemento, che finiva con il riposizionarsi, obbligato dalla sua forma geometrica, nella medesima giacitura originaria al cessare delle sollecitazioni”.