L’itinerario inizia da Faicchio, posto alle falde del Monte Monaco di Gioia, che alcuni studiosi identificano nell’antica città sannita di Faefola, viene ricordata da Tito Livio. Conquistata da Quinto Fabio Massimo nel 183 a.C., ed al cui nome è intitolato il ponte romano a due arcate sul fiume Titerno.
In epoca normanna, fu feudo di Guglielmo Sanframondo, poi passò in possesso di Giovanni Mansorio, infine dei De Martino che, lo possedettero fino all’abolizione dei diritti feudali. Dopo l’Unità d’Italia, il suo comprensorio, grazie alla presenza di numerosi anfratti, risentì del fenomeno del brigantaggio (1861-1863), trovando le bande dei briganti, in esso, un sicuro rifugio.
Si prosegue Verso S. Salvatore Telesino,prende il nome dall’omonima Abbazia Benedettina, fondata dai Longobardi, di recente restaurata e che, assurta a grande notorietà, ebbe più volte ospite Ruggero il Normanno e Sant’Anselmo Arcivescovo di Canterbury.
Una visita merita il Parco Turistico del Grassano esteso su una superficie di oltre 120.000 mq., attraversato per tutta la sua lunghezza dal Rio Grassano, che offre ampie possibilità per effettuare sport acquatici.
Nel tragitto che conduce alla vicina Telese Terme, si ammirano, quasi come un museo all’aperto, rilevanti testimonianze della cinta muraria dell’antica Telesia, che al tempo delle guerre puniche fu occupata prima da Annibale e poi riconquistata da Quinto Fabio Massimo, così come ci tramanda Tito Livio nei suoi Annali.
E quindi a Telese Terme, è il centro più importante dell’intera Valle Telesina, trae origine dall’antica città sannitico-romana Telesia. Oggi è un rinomato centro termale per le sorgenti solfuree-carbonico-alcaline generate a seguito del terremoto del 1349, la fuoriuscita dei gas irrespirabili, altamente solfurei, determinò l’abbandono del vecchio centro abitato e l’insediamento nel sito in cui oggi trovasi. Dal 1992 ha assunto la denominazione di Telese Terme.
Accanto alla chiesa di Santa Maria della Strada, in S. Lorenzo Maggiore, situato in un contesto naturale di vigneti ed oliveti, è noto per la produzione di ottimo olio e vino. Le origini storiche risalgono al XV secolo, quando decadde il centro di Limata, antico borgo che sorgeva alle falde del circostante monte, e del quale restano i ruderi del castello di origine longobarda, fatto costruire dal duca Zottone. Caratteristico è il centro storico dove sono visibili abitazioni risalenti ai sec. XVII e XVIII.
Castelvenere, In un verdeggiante paesaggio collinare, solcato da rettilinei filari di uva che si susseguono l’uno all’altro a perdita d’occhio, è ubicato Castelvenere.Abitato sin dall’era preistorica, conserva varie emergenze che ne attestano la continuità di vita nel corso dei secoli . Noto centro longobardo, è rinomato per aver dato i natali a San Barbato, Vescovo di Benevento, fautore della conversione dei longobardi al Cristianesimo.
Feudo dei Sanframondo, poi dei Carafa che lo possedettero fino all’abolizione della feudalità. Con l’Unità d’Italia fu aggregato alla provincia di Benevento.
Guardia Sanframondi, paese di origine longobarda e poi normanna, conserva intatto il suo caratteristico aspetto medioevale. L’attuale abitato fu costruito intorno al castello fatto edificare dal normanno Raone capostipite della famiglia dei Sanframondo nel 1139. Recentemente restaurato, il castello conserva il fascino della sua originaria maestosità ed imponenza. L’abitato appartenne prima ai Sanframondo, poi a Della Marra, per tornare quindi ai Sanframondo fino al 1483, poi alla famiglia Carafa che lo possedette fino all’eversione della feudalità nel 1806.
Il paese è ubicato in un contesto naturale fatto di vigneti ed oliveti che ricoprono ogni collina ed ogni angolo del territorio. Famosa è la produzione del vino “Guardiolo d.o.c.” che rappresenta la principale risorsa economica del paese. La bontà del prodotto è apprezzata sia in Italia che all’estero.
Caratteristiche manifestazioni religiose, che sopravvivono in forme tipicamente medioevale e che si svolgono ogni sette anni dopo il 15 Agosto, sono le Processioni Penitenziali dell’Assunta, con la partecipazione di tutta la popolazione divisa nei quattro rioni. Ai riti partecipano anche i “battenti” ed i “flagellanti”, penitenti in saio bianco, incappucciati che si percuotono il petto a sangue.
Guadiamo un corso d’acqua e riprendiamo la bella strada panoramica che conduce a Ponte, rinomato centro per le sue aziende enologiche e per la produzione di olio, già esistente in epoca romana, trae il suo nome dalla presenza di un imponente ponte in pietra “ad pontem lapideum” sul quale passava la Via Latina che congiungeva Roma a Benevento. el Medioevo il principe longobardo Pandolfo Capodiferro lo donò insieme al Monastero di S. Anastasia all’abate del monastero di S. Lupo e Zosimo in Benevento. Il castello, costruito alla fine dell’XI secolo e di cui sono visibili consistenti tracce, fu oggetto di ampi scontri tra gli Angioini e gli Svevi nel 1266.Il paese, dapprima appartenente al Molise, perdeva nel 1829 la propria autonomia, e con decreto reale di Ferdinando di Borbone veniva unito a Casalduni. Successivamente, staccato da questo, veniva unito a Paupisi, per riacquistare definitivamente nel 1913 la propria autonomia.
Ci avviciniamo rapidamente a Benevento,posta nell’entroterra della Regione Campania, posizionata tra i fiumi Sabato e Calore, ha un passato ricco di storia, ove suggestivi e splendidi monumenti sono lì a testimoniare secoli e secoli di gloriosi eventi. E’ una città che può definirsi “museo a cielo aperto”.
Conosciuta come la città delle “Streghe” anche grazie al famoso liquore, la storia della magica città si sintetizza in tre periodi principali: Romano, Longobardo, Pontificio. Ogni periodo ha lasciato testimonianze storico – artistiche di notevole pregio. L’Arco Traiano, che si erge al centro della città, fu costruito tra il 114 e 117d.c. in onore dell’Imperatore Traiano, posto all’inizio della Via Traiana che abbreviava il percorso da Benevento a Brindisi; il Teatro Romano, voluto da Caracalla, famoso per la sua ottima acustica; l’Arco del Sacramento.
Nel periodo Longobardo, a seguito della caduta del Regno di Pavia fu elevata a Principato da Arechi II che, amante delle arti e della cultura, realizzò numerose opere architettoniche, quali la chiesa di S.Sofia con il suo bellissimo chiostro, la “Civitas Nova” con le sue mura perimetrali. La fine della dominazione Longobarda segna il passaggio di Benevento al dominio Pontificio: testimonianze architettoniche di tale periodo sono la maestosa Rocca dei Rettori, il Duomo, Palazzo Paolo V, Basilica di S.Bartolomeo, la Basilica della Madonna delle Grazie. Con l’Unità d’Italia, Benevento fu liberata dal dominio Pontificio e con decreto 25 ottobre 1860 di Giorgio Pallavicini fu dichiarata Provincia d’Italia.
Una visita merita l’Hortus Conclusus, nel giardino dell’ex convento S. Domenico, in piazza Guerrazzi, un insieme di significativi elementi scultorei dell’artista Domenico Paladino, configuranti un’unica opera compiuta.
Imboccata la Via Appia Traiana, che nel primo tratto purtroppo è stata soppiantata dalla nuova strada statale, che non ammette alternative, l’abbandoniamo dopo qualche chilometro, percorrendo una serie di strade secondarie che ci conducono alla scoperta di un paesaggio agricolo collinare, dolce e vario, tra vigneti, uliveti e pascoli a perdita d’occhio. Gli orizzonti sconfinati fanno si che il principale motivo d’interesse della tappa sia paesaggistico. Fino a giungere a Pietrelcina, ubicato su un’ansa di un affluente del fiume Tammaro, è nota in tutto il mondo per aver dato i natali il 25 maggio 1887 al civico 32 di Vico Storto Valle, a Francesco Forgione, Padre Pio da Pietrelcina, battezzato il 26 maggio nella chiesa di S.Anna e proclamato Santo da Papa Giovanni Paolo II il 16 giugno 2002.
Pietrelcina, paese agricolo di antiche origini, arroccato su uno sperone roccioso che conserva tutt’ora il fascino degli antichi borghi, compare per la prima volta in un documento del 1101. Nel corso dei secoli il paese ebbe diversi feudatari tra i quali i Caracciolo, i D’Aquino i Carafa ed il celebre giureconsulto Bartolomeo Camerario. Dal 1861 a seguito dell’unità d’Italia appartiene alla provincia di Benevento.
Nelle immediate vicinanze del percorso consigliamo di visitare il centro abitato del Comune di Cerreto Sannita “Città di fondazione”, ricostruita interamente dopo il disastroso terremoto del 1688 è caratterizzata dall’originale impianto urbanistico ed è nota per la sua tradizionale produzione di ceramica artistica, lì prodotta sin dal XIII secolo.
Prime notizie storiche documentate circa l’origine del paese risalgono al XII sec., in epoca normanna, quando fu possedimento dei Sanframondo. Feudo dei Carafa che ne conservarono il possesso fino all’abolizione dei diritti feudali. Aggregato dapprima alla provincia di Terra del Lavoro, con l’Unità d’Italia entra a far parte della provincia di Benevento.