GLI EMULI DI BAKUNIN
Lungo la Via Nazionale, a San Lupo, una targa accanto a un portone rosso incorniciato da un portale di pietra bianca, segnala "Taverna Jacobelli" e la sosta a San Lupo, nel 1887, di due famosi personaggi storici: Carlo Cafiero e Errico Malatesta, esponenti del movimento anarchico internazionale. In una relazione dell'epoca al prefetto di Napoli, il Questore chiarisce la scelta e l'importanza logistica di questa casa: "La casa che deve servire di riunione di capi del movimento anarchico e di deposito delle armi è stata presa a pigione negli scorsi giorni a S. Lupo, circondario di Cerreto Sannita, mandamento di Pontelandolfo, a cui si accede dalla stazione di Solopaca. La casa suddetta è la prima a mano sinistra entrando in S. Lupo da Guardia Sanframondi: è composta di un solo piano ed ha accosto ad essa uno stallatico". San Lupo e questa Taverna furono al centro del tentativo di insurrezione contro lo Stato italiano, organizzato da Cafiero e Malatesta, i noti anarchici che si ispiravano alle teorie del russo Michael Bakunin. La mattina del 3 aprile 1877 Cafiero e Malatesta arrivarono a San Lupo, alla Taverna, fingendosi turisti inglesi, quindi, scaricati numerosi bagagli, tornarono a Napoli. La Taverna apparteneva al Cavaliere Achille Jacobelli che, nominato Maggiore della Guardia Nazionale nel 1848, era stato sollevato dagli incarichi ufficiali dopo l'episodio di Pontelandolfo e Casalduni, ma restava amico di re Ferdinando II. Nel 1861, il 7 agosto, a Pontelandolfo era arrivata una banda di briganti che aveva depredato i pacifici cittadini. Il mese seguente, fu inviato un drappello di soldati del Regno d'Italia che si rifugiarono inutilmente nella torre del paese e che furono trucidati quando tentarono di fuggire verso Casalduni. Per questo fu inviato un secondo drappello di 500 bersaglieri che riportarono l'ordine con la forza confondendo l'incolpevole popolazione con i briganti ribelli. L'anarchico Errico Malatesta credeva nella disponibilità delle popolazioni della zona alla ribellione contro la Stato e aveva cercato l'appoggio di un noto oppositore del brigantaggio, Salvatore Farina, che però lo tradì e informò i carabinieri del suo piano sovversivo. Costretto a scappare dal territorio di San Lupo con il suo gruppo, raggiunse Letino, sul Massiccio del Matese, dove dichiarò decaduto il re Vittorio Emanuele, proclamò il popolo sovrano e la libertà dei contadini. L'intervento massiccio dell'esercito sedò anche questo tentativo di ribellione contro lo stato.